Critici si nasce, poeti si diventa. Vent’anni di collaborazione al “Corriere del Ticino”.

“Giorgio Bassani lo ripeteva spesso, sottolineando come la paternità di quello che appare simile ad un paradosso, fosse del mitico Roberto Longhi, il grande storico dell’arte, marito di quell’Anna Banti autrice indimenticabile (anche se oggi forse dimenticata) di Artemisia (Gentileschi).
Anna Banti era allora ai tempi della mia giovinezza e della mia esperienza basilese, una delle grandi scrittrici italiane di cui si scriveva e si dibatteva: accanto a Gianna Manzini, Lalla Romano, Maria Bellonci.
Quando a Basilea conobbi Giorgio Bassani, oltre alle opere e alle tematiche dello scrittore oggetto di accese conversazioni erano “Paragone”, la rivista diretta dalla Banti, la concezione dell’arte che essa propugnava, la particolare condizione dello scrittore o intellettuale in generale e quello svizzero in particolare, con le sue problematiche linguistiche affrontate anche da uomini di cultura italiani tra cui, molto importante, Giacomo Devoto.
Erano queste le problematiche che occupavano le riviste degli anni Settanta e le pagine culturali dei quotidiani: soprattutto quelle del “Corriere del Ticino”. Da “Cooperazione” che usciva in lingua italiana a Basilea e che costituiva una vivace presenza culturale, ebbe inizio il mio impegno nell’ambito della critica letteraria.
L’occasione che favorì la mia collaborazione al “Corriere del Ticino” fu la conoscenza dell’allora direttore delle pagine culturali del quotidiano Giovanni Croci, il quale aveva apprezzato alcuni miei interventi apparsi in “Cooperazione”.
Fui costretta dal direttore di quella rivista a scegliere tra il diventare una sua firma esclusiva o interrompere la collaborazione. Scelsi la libertà e iniziai un rapporto intenso con il “Corriere del Ticino” che occupò quasi vent’anni: pressappoco dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta. Dalla direzione di Giovanni Croci a quella di Paolo Di Stefano divenuto ora scrittore di successo e collaboratore fisso del “Corriere della Sera”. […]

 

L’articolo si può leggere integralmente sul numero 52 di Canturium.

Anna Maria Catalucci