Un omaggio al maestro della grafica Federico Seneca. La mostra al m.a.x. museo di Chiasso

“Nel cimitero di Bernate, dove riposa da quarant’anni, gli echi del motore degli idrovolanti dell’Aereo club lariano giungono giocoforza attutiti. Ma devono avere accompagnato gli ultimi anni di vita di uno dei maggiori grafici pubblicitari del Novecento, che in provincia di Como si era trasferito sul finire degli anni sessanta, con la famiglia del figlio, da Milano, trovando riparo ai tumulti sessantottini in quel di Casnate con Bernate. E gli idrovolanti? Nelle sue vite, più d’una, Seneca, nato nel 1891 a Fano, era stato pilota, negli anni della Grande guerra, assegnato alla scuola degli idrovolanti prima a Sesto Calende poi a Orbetello, dove rimase in servizio attivo diventando collaudatore di idrovolanti sul lago Trasimeno. Si potrebbe dire che idealmente in volo giunge là dove lo destina un singolare talento. In servizio sul Trasimeno, infatti, alloggia a Perugia, dove vivrà una formidabile stagione alla Perugina. Giovanni Buitoni, imprenditore illuminato, gli commissiona la pubblicità, la réclame del cioccolato: appaiono le prime inserzioni, i primi manifesti firmati Seneca – mimetizzandone la sinuosità, ne farà la firma–linea Seneca, un simbolo sommamente elegante – sotto il segno di un’evoluzione che attinge ai fermenti della grafica internazionale. Federico Seneca sviluppa la passione per la cartellonistica che a Fano gli aveva già fatto produrre manifesti per la stagione balneare locale: su campiture monocrome si stagliano figure in movimento dai colori vividi. Ne sono parte integrante i caratteri delle parole, che l’immagine comprende ai fini della comunicazione. A Perugia, dove Seneca entra in contatto con il futurista Gerardo Dottori poi autore del “Manifesto dell’aeropittura” – tout se tient: non dimentichiamone la pratica aviatoria – è ben presto nominato direttore dell’ufficio pubblicità della Perugina, incarico che ricoprirà per un decennio, ma lasciando una traccia che non ha finito di esaurirsi. […]

Bernardino Marinoni

L’articolo si può leggere integralmente sul numero 51 di Canturium.